L’eredità di un profeta di Rolando Rizzo

L’eredità di un profeta
Codice: TEO 02
Pagine 525 € 20,00
Edizioni ADV Firenze tel.055 5386230

Contenuti essenziali dell’opera

Ellen G. White (1827-1915), una donna semplice, fin dalla sua giovinezza ha imparato a camminare con Dio. Ha avuto quattro figli di cui due sono morti in tenera età. Durante i 70 anni del suo ministero ha predicato ed evangelizzato negli Stati Uniti, Australia ed Europa. Ha ricevuto più di 2000 visioni da parte di Dio e ha scritto una quarantina di volumi oltre una sterminata quantità di articoli e lettere. Le tematiche affrontate riguardano soprattutto il conflitto secolare tra il bene e il male, la famiglia, la chiesa, la formazione pastorale, l’educazione, l’evangelizzazione, lo stile di vita. Spesso le sue intuizioni hanno anticipato attuali acquisizioni scientifiche nel campo della salute e dell’educazione. Ellen White è stata determinante nella nascita e nello sviluppo della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, organizzata ufficialmente nel 1863, ma sorta all’indomani del 22 ottobre 1844, data dolorosa per migliaia di persone che, nel New England, erano convinte corrispondesse al momento del Ritorno glorioso di Cristo e alla fine del mondo.
Di salute assai cagionevole, mai si pensava che sarebbe vissuta fino all’età di 88 anni; visse abbastanza per vedere la sua chiesa organizzata e in pieno sviluppo nei cinque continenti.

L’introduzione di Rolando Rizzo

L’equilibrio non è patrimonio della maggior parte degli esseri umani. Perciò, la storia del pensiero si caratterizza spesso, con conseguenze tragiche, per l’affermazione ciclica degli estremi. Non diversamente accade con il pensiero religioso, e con le figure che esprime e lo esprimono.
La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, come tutte le espressioni riformatrici nate nel solco del protestantesimo, ha trovato una sua dimensione e identità grazie alla presenza nel suo ambito di forti personalità che ne sono state assieme l’espressione e il fattore aggregante. La maggiore di queste, Ellen Gould White, com’è accaduto in altre poche confessioni, si è affermata come grande personalità per la sua opera posta sotto l’egida di un dichiarato dono profetico.

Il fenomeno Ellen White, particolarmente il fenomeno Ellen White, è stato lo stimolo base e determinante del meglio della realtà avventista. Un’isola grande, assai singolare nell’arcipelago protestante. Eppure, nel nostro ambito, Ellen White, ha sempre costituito un problema e, crediamo, sempre lo costituirà. A causa di se stessa, del suo stesso messaggio di equilibrio, di rifiuto degli estremi. A causa della tentazione che colpisce la maggior parte degli esseri umani e la maggior parte degli avventisti, di certezze e chiarezze assolute, di estremi, infine.
Il dono profetico che la Bibbia definisce “lucerna al mio piede” non è universalmente accettato come tale. Si pretende spesso di essere obbligati a scegliere tra la luminaria di uno stadio di Football, o forse ancor più, del sole allo zenit, e il nulla.
Altre espressioni confessionali, nate grosso modo nello stesso periodo, hanno scelto il profeta luminaria. Quei personaggi sono stati alla volta padroni, teologi e leader dei loro movimenti, e lo sono rimasti anche dopo la morte, per successione vicaria o tramite un loro Corano. Spesso in buona fede, ma In modo assai ipocrita, gli attivisti di questi movimenti, affermano la loro piena accettazione della Bibbia. Il profeta non ne sarebbe che un’emanazione. Ma appena il discorso si fa più stringente, ci si accorge facilmente che la Bibbia non ha per essi alcun valore, e che spesso, è da loro completamente ignorata. Il presunto profeta è la loro unica vera e presunta luce.
Questi movimenti, sotto certi aspetti, vivono meglio degli avventisti, non avendo molti loro problemi. Hanno scelto la semplicità estremistica, e questa rende sul piano della speditezza e della serenità istituzionale.
Nonostante i problemi che la posizione di Ellen White crea alla gestione del suo patrimonio, nessuna come lei ha insistito con altrettanta fermezza sulla differenza radicale, in fatto di autorità, che deve essere fatta tra La Scrittura e la sua opera. Nessuno, in questo senso, è protestante quanto lei. Scrive, nell’ introduzione ad una delle opere a cui teneva di più:
“Lo Spirito (nel senso delle rivelazioni a lei concesse N.d.R.) non fu dato – né potrà mai essere accordato – perché sostituisse la Bibbia, in quanto le Scritture stabiliscono in modo esplicito che la Parola di Dio è la regola in base alla quale vanno provati tanto l’insegnamento quanto l’esperienza.”
Ella ha costantemente cura di sottolineare che la funzione sua propria è di magnificare la Parola di Dio e di “volgere verso di lei i pensieri di tutti, affinché la semplicità magnifica della verità possa impressionarli”
Ella sentiva che la sua missione era finalizzata a “riportare le persone alla Parola di Dio negletta.” Nello stesso capitolo sottolineò:
“Le Testimonianze (l’insieme della sua opera N.d.R.) non hanno come obiettivo di apportare nuova luce, ma d’imprimere nel cuore le verità ispirate già rivelate nella Bibbia.”
Ma probabilmente, la migliore definizione della sua opera, a cui ci riferiremo spesso nel corso di questo lavoro, fu quella di averla considerata:
“Una piccola luce avente il compito di condurre gli uomini alla grande luce.”

In vita, ebbe spesso modo di essere conseguente con questa posizione; le capitò perfino di rimproverare dirigenti dell’opera che non potendo sostenere con le Scritture le proprie visioni utilizzavano per farsi forti i suoi scritti. Nella più importante Conferenza Generale mai avvenuta sinora, quella del 1901 che ha gettato le basi dell’avventismo moderno, ebbe a dire ai dirigenti dell’opera:
“Lasciate la sorella White da parte. Non citate mai più le mie parole sino a quando non obbedirete alla Bibbia. Quando voi farete della Bibbia il vostro nutrimento, il vostro pane e la vostra acqua, quando voi farete dei suoi principi gli elementi del vostro carattere, saprete come meglio recepire i consigli di Dio. Oggi, io presento davanti a voi la preziosa Parola. Non ripetete costantemente che scoprite ciò che il Signore Dio d’Israele dichiara e fate ciò che vi comanda.”
Come vedremo, i pionieri, e particolarmente il maggiore tra loro, James White, fu sempre in perfetta sintonia con quanto espresso dalla moglie su questo tema. George Knight così riassume la posizione dei pionieri sulla Sola Scrittura che rimaneva Sola Scrittura anche davanti alla manifestazione del dono profetico:
“Anche se gli avventisti considerano la sua ispirazione d’origine così divina che quella degli autori biblici, non gli attribuiscono lo stesso ruolo. Ellen White e i suoi compagni avventisti hanno sostenuto che la sua autorità derivava dalla Bibbia e non poteva considerarsi uguale. Di conseguenza la sua influenza non aveva per obiettivo di trascendere o di contraddire i limiti della verità fissati dalla Bibbia. Come lo afferma Ellen White stessa in modo pertinente: Avendo accolto come base della sua Confessione di fede, per merito non esclusivo ma determinante, dell’opera di Ellen White, la posizione classica protestante della “Sola Scrittura”, e la definizione del suo profeta di “piccola luce il cui solo scopo è di condurre alla grande luce”, la Bibbia, l’Avventismo si trova sin dalle sue origini a dover fronteggiare dei problemi, provocati, per motivi opposti, da quanti nelle sue file tendono alla chiarezza lineare, tipica degli estremismi fanatici:

– I problemi creati da coloro che non sopportano la tensione che scaturisce dal riferirsi a due rivelazioni aventi uguale ispirazione ma non uguale autorità; che quindi spingono per due scelte opposte: l’allargamento del Canone, o la rinuncia ad Ellen White;

Noi crediamo che rinunciare ad Ellen White significherebbe:
– gettare a mare un patrimonio umano e storico generoso carico di spiritualità e di missione;

– Negare la nostra specifica vocazione ed elezione e la conseguente premura storica di Dio alla base dell’Avventismo; è assai difficile, quasi impossibile, avere un futuro senza la fierezza di un passato;

– tagliare le nostre radici migliori; alcune di queste affondano in parti della Sola Scrittura che non sono state ritenute fondamentali, non perché non lo fossero, ma soltanto perché le tradizioni religiose, miopi e parziali, come tutte le tradizioni religiose, compresa la nostra, non hanno saputo avere occhi per loro;

– rinunciare alla “Sola Scrittura”, non solo perché ella , proprio della “Sola Scrittura” ha fatto il suo cavallo di battaglia, ma anche perché senza la “Sola Scrittura”, non saremmo in grado di ritornare ogni volta all’essenziale del suo messaggio, ai principi che stanno alla base di ogni sua regola.

– Rinunciare alla tensione che ci porterebbe, vita più facile, ma non vita migliore; significherebbe infine, rinunciare all’equilibrio, il faticoso equilibrio per cui siamo chiamati ad adoperarci, sino a quando durerà il “già” delle promesse del Signore e il “non ancora” della loro consumazione.

Abbiamo cercato di mostrare tutto in una nostra opera chiarendo il fenomeno profetico secondo la Bibbia, ripercorrendo la lunga vita di Ellen White, soffermandoci sulle sue tappe fondamentali che sono poi, le tappe fondamentali del cammino dell’Avventismo. L’affermazione di F. M. Wilcox, che Arthur White pone all’inizio della biografia monumentale di Ellen White: “La storia della sua vita è la storia di questo movimento”, non è esagerata, se si guarda ai primi settanta anni della storia della Chiesa Avventista del 7° Giorno.
Abbiamo poi abbordato l’immenso patrimonio letterario che ci rimane ed anche i criteri di una sua sana lettura ed utilizzazione, soffermandoci anche su alcuni esempi pratici. Abbiamo anche affrontato una serie di critiche da lei ricevute in vita, ma anche alcune tra le più importanti critiche attuali.
Riteniamo di aver potuto agevolmente mostrare che Ellen White è un profeta di Dio e che la sua eredità rende ricco l’Avventismo, ma anche che una cattiva utilizzazione di questa ricchezza potrebbe risultare letale, com’è spesso risultata sin dal suo sorgere.
I problemi fondamentali di una corretta gestione del patrimonio Ellen White nascono proprio sul terreno dell’Ermeneutica, della comprensione del processo della Rivelazione in rapporto all’ Ispirazione, La tematica che affrontiamo in questo Memoire.
Paradossalmente, come vedremo, la maggior parte dei problemi sono nati, lei ancora in vita, ed hanno continuato a nascere, contro le sue stesse dichiarazioni: nell’attribuirle valori da lei stessa rifiutati come: il letteralismo, l’inerranza, l’astoricità, i caratteri del prontuario dati alla sua opera, o di interprete ispirata della Scrittura. Abbiamo cercato di mostrare che la fedeltà al suo messaggio deve scaturire da un approccio diverso.

Storicamente, come già accennato, l’approccio ad Ellen White non è stato sempre lo stesso. Ci pare di poter dire che almeno quattro siano stati gli approcci di maggioranza che hanno caratterizzato la sua storia dal 1844 ad oggi:

Fase uno: 1844- 1870
Durante questa fase, Ellen White ebbe un ruolo decisivo nella formazione dell’Avventismo, ma il suo utilizzo soprattutto verso l’esterno fu assai prudente, tanto forte era la paura dell’accusa della rinuncia al principio protestante della “Sola Scrittura”.

Fase due 1870 – 1915 In questa fase il suo ruolo all’interno della chiesa e all’esterno fu crescente. Per fare un esempio: sulle Review, apparvero solo quindici articoli negli anni 50, cento solo nel 1870, dagli inizi degli anni ottanta sino al 1915, anno della sua morte, verrà pubblicato, sia sulla Review che sulle altre riviste un articolo tutte le settimane.
In questa fase sarà la stessa Ellen White ad equilibrare l’uso delle sue visioni e delle sue opere, a supervisionare le compilazioni o i lavori prodotti dai suoi scritti, e soprattutto a mantenere una visione equilibrata del concetto di ispirazione.

Fase tre 1915 – 1970 Sin dalla morte di Ellen White, iniziò una fase di sempre maggiore esasperazione del concetto di ispirazione che raggiunse, in certi momenti, il fondamentalismo evangelico più ottuso, teorizzando l’ispirazione verbale. Alla concezione fondamentalista dell’ispirazione verbale si accompagnò una visione sempre meno critica dell’intero fenomeno Ellen White, si moltiplicarono le compilazioni, si esaltò il senzazionalismo e si pose una fiducia esagerata nella funzione onnicomprensiva dei suoi scritti.
Secondo la definizione di Arthur N. Patrick ordinario di Storia della Denominazione alla facoltà avventista della Sierra University:
“Dal 1915 a circa il 1970, soprattutto a causa di un irrisolta collocazione tra Fondamentalismo e Modernismo, molti avventisti, cominciarono ad usare gli scritti di Ellen White come una onnicomprensiva e autoritaria Enciclopedia di fede e di pratica…Gli scritti di Ellen White furono accettati più o meno come una definitiva enciclopedia di verità e doveri per i membri fedeli. I suoi scritti avrebbero trattato in modo totale l’intero lessico degli argomenti importanti per gli avventisti: divertimenti, organizzazione della chiesa, dieta. Abbigliamento, educazione, salute, assicurazione sulla vita, storia della Riforma, sessualità, uso del tempo, vulcanologia, e così via. Le parole In certi ambiti, si è arrivato ad attribuirle, sul piano profetico, il tocco di Mida; non solo era considerato inerrante ciò che lei produceva, ma addirittura ciò che lei aveva approvato della produzione altrui. Tutto ciò accadde in vita, ad esempio, con il lavoro di Uriah Smith su Daniele e l’Apocalisse. Avendone lei tessuto le lodi, lo stesso Uriah Smith, nel 1888, si sentì tradito dal fatto che lei non sconfessò. pubblicamente Jones e Waggoner che la pensavano diversamente sull’interpretazione di uno delle dieci corna. Accadde anche con la sua utilizzazione dei calcoli del vescovo anglicano James Ussher che assegnano alla creazione l’età di seimila anni, e che per la sua sola utilizzazione, sono considerati infallibili da molti, anche se è dimostrato inequivocabilmente che esistono piramidi del 4000 a.c..

E’ ovvio che se questa visione è stata maggioritaria nella catechesi, ha avuto anche opposizioni numerose, e non sempre equilibrate. In genere, sono proprio le posizioni più assolute che provocano le fasi di rigetto altrettanto radicali. Siamo aIla situazione classica del bambino che viene buttato via insieme all’acqua sporca.

Fase 4 1970 – 2000 E’ una fase in corso ed è una fase di drammatica crisi. Una serie di fattori interni (aumento vertiginoso del numero dei laureati avventisti, delle facoltà avventiste, del livello della preparazione accademica nelle stesse nostre università , del moltiplicarsi delle tesi di laurea e di dottorato su soggetti della storia della chiesa, soprattutto in certe parti del mondo …) ed esterni (La crescita dell’informatica e la disponibilità divenuta totale degli scritti di Ellen White, la pubblicazione di opere accusatorie come quella di Walter Rea, i mutamenti repentini e inimmaginabili del contesto sociale, culturale, economico, morale dell’Occidente, il “ritardo” del Ritorno del Signore …), hanno gettato sul tavolo di chi riflette una grande quantità di materiale che ha minato le antiche certezze.
Secondo Donald McAdams’, uno studioso avventista che crede nel dono profetico di Ellen White, Tre scoperte della ricerca storiografica moderna, innegabili per chi è abituato a guardare in faccia i fatti, hanno gettato “un elemento di caos nel cuore dell’avventismo”:
“Ellen White ha usato materiale di altri autori;
“Ellen White fu partecipe della cultura Americana del XIX secolo e fu influenzata dai riformatori del suo tempo e dai leader avventisti della chiesa;
“Ellen White non fu inerrante.”
Secondo Patrick , la cui analisi condividiamo, la coscienza di questi tre fatti ha scatenato nell’Avventismo tre posizioni:
“rimozione, rigetto, rinnovamento”
L’autore sceglie la terza posizione secondo cui , questi fatti devono aiutarci a riformulare una posizione, certamente più complessa, ma più attenta ai fatti, che è poi rispetto dell’opera che Dio ha scelto di compiere.
“Chiaramente, di gran lungi, la migliore risposta è il rinnovamento che è necessario perseguire con energia, per provocare un comprensibile riposizionamento dell’Avventismo in generale e di Ellen White in particolare – senza questo processo si corre il serio rischio – che i benefici del ministerio profetico di Ellen White si riducano sensibilmente. Perdere la comprensione della nostra eredità significa perdere un chiaro senso della nostra identità.”

Infatti, a nostro parere, come vedremo, i tre fatti, lungi dall’annullare il dono profetico lo collocano nelle categorie bibliche (poiché i tre fatti riguardano anche e nella stessa misura i profeti biblici); essi non annullano né sminuiscono lo straordinario fenomeno che è il profetismo né la statura del grande profeta che fu Ellen G.White; ci aiutano invece a collocare entrambi in una dimensione più umana, meno totalitaria e autoritaria, la dimensione che Dio ha voluto dargli. Ma anche aumentano le responsabilità del credente, le responsabilità della libertà che Dio ha voluto concedergli.

Il presente lavoro ha tra i suoi problemi. un grosso limite. Non è un lavoro realizzato attraverso la consultazione di prima mano di molti documenti citati.
Non è quindi un lavoro di uno studioso puro. Realizzare qualcosa di simile avrebbe comportato mezzi economici e tempi a noi inaccessibili. Non solo a noi, se si considera che sino agli ultimi anni, nulla è esistito di simile in nessuna lingua europea, e sino a ieri è esistito assai poco anche in inglese.
Siamo perciò debitori a quanti, soprattutto nei tempi recenti, hanno redatto lavori sul materiale originale: particolarmente A.White, G. Knight, H. Douglass…E i numerosi autori citati in queste pagine.

Sarebbe per noi assai gratificante avere comunque apportato un piccolo contributo al corretto utilizzo di questo immenso e benedetto patrimonio.

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