L’apocalisse e la sfera di cristallo

 

SferadiCristaloApocalisse - Copia“Quando sia giunta l’ora, vi ricordiate”

Il professore pastore Alfred Vaucher è storicamente il padre spirituale dei pastori e dei professori avventisti europei.
Allevato da Caterina Revel, la sua nonna materna che fu la prima avventista di Europa, ricevette il battesimo all’età di 13 anni. A 14 predico il suo primo sermone su un brano di Daniele. Nello stesso anno, il 1903 scrisse il suo primo articolo sempre commentando un brano di Daniele. Due anni più tardi, all’età di 16 anni, nel 1905, fu assunto come aiuto pastore a Genova.
Non molti anni dopo fu chiamato all’insegnamento che svolse sin oltre i 90 anni. E’ morto a 106 anni.
Ho avuto la grazia di conoscerlo, averlo ospite a casa mia e nelle prime chiese di cui sono stato pastore.
Era un uomo di incredibile candore, generoso, di rara umiltà, di bonaria ironia, di naturale pacatezza e di fede serena.
Ha regalato alla biblioteca di Collonges intitolata a suo nome almeno 7.000 volumi. I libri della Bibbia sui quali si è maggiormente occupato sono stati Daniele e l’Apocalisse i cui corsi ho avuto modo di seguire.
Sia a Villa Aurora che a Collonges, assieme ad Adelio Pellegrini, andavamo spesso a trovarlo in camera sua per prolungare il piacere di sentirlo soprattutto su Daniele e l’Apocalisse.
Il prof. Maselli, evangelico, insegnava all’Università di Firenze, parlamentare per un paio di legislature, conosceva e stimava Vaucher che quando veniva a Villa Aurora gli cedeva volentieri la sua cattedra e lo presentava alla sua classe come “Il più grande millenarista vivente”, in altre parole, il più grande studioso vivente di Daniele e dell’Apocalisse.

Alfred Vaucher introduceva sempre i suoi corsi su Daniele e sull’Apocalisse e comunque spesso ricordava Giovanni 16:4:

“Ma io vi ho detto queste cose, affinché quando sia giunta l’ora, vi ricordiate che ve le ho dette.” Giov. 16:4
Il più grande millenarista vivente, ci raccomandava sovente questo testo accompagnandolo a raccomandazioni simili:
“Le nostre interpretazioni sono terreno solido per ciò che riguarda le profezie adempiute; provvisorie e da verificare quelle che invece devono ancora adempiersi.”

Provo sincero sconcerto quando sento fratelli così pieni di certezze nel valutare personaggi, eventi a venire, tempi del Ritorno del Signore sulla base di profezie la cui realizzazione è ancora tutta da realizzarsi.

Il più grande millenarista vivente dopo avere letto tutto ciò che era stato pubblicato nel mondo teologico e nel mondo avventista su Daniele e sull’Apocalisse, ripeteva spesso: “Su Daniele qualcosa ho capito, dell’Apocalisse non ho capito quasi nulla!”

Era un uomo bonariamente ironico e la frase era solo una battuta ; aveva molte certezze sull’Apocalisse ma la battuta voleva solo invitare all’umiltà e alla prudenza soprattutto verso profezie predittive non ancora realizzate.

Alfred Vaucher, come moltissimi studiosi seri, vedono nelle profezie apocalittiche non la sfera di cristallo nella quale tutto è possibile vedere, risolvere, giudicare, comprendere ma invece la rivelazione di una serie di pietre miliari che indicano la direzione del regno di Dio, l’etica del mondo nuovo che illumina il presente, i cartelli indicatori che conducono alla Beata Speranza, l’assicurazione della presenza di Dio qualunque cosa accada, l’individuazione del suo operare quando gli eventi annunciati si compiono pienamente.
Esattamente ciò che indicavano le profezie messianiche, tutte chiarissime come indicatori di speranza, di pietre miliari verso il Messia ma la cui comprensione organica si realizzerà per tutti a storia compiuta.

I due discepoli sulla via di Emmaus, soltanto a profezie realizzate, e con le spiegazioni del Maestro, compresero il vero senso del disegno messianico, il come e il perché della sua realizzazione. I due non furono l’eccezione che conferma la regola ma la regola che non ebbe eccezioni.
Noi oggi leggiamo Genesi 3:15, Isaia 52-53, la profezia di Balam, Daniele 7… E ci pare così evidente il piano divino di un Messia-Dio che sarebbe ritornato glorioso dopo una prima venuta di solidarietà, di sofferenza e di morte.

Ci pare così chiara una prima venuta nella totale umanità che parve concludersi con la morte e che invece sfociò nel trionfo della resurrezione. Seguito poi da un intervallo di pazienza di Dio finalizzata alla salvezza, di annuncio universale che culminerà nel ritorno in gloria e maestà del suo unigenito figlio.

La prima predicazione cristiana non era che una semplice comparazione tra le profezie messianiche e la loro realizzazione in Gesù Cristo.
Gli apostoli, e primi predicatori cristiani, visitarono prima le sinagoghe poi le piazze con un messaggio assai semplice. “Il Messia promesso nelle profezie messianiche è venuto secondo le Scritture, è vissuto secondo le Scritture, è morto e risorto, secondo le Scritture.”
Ma la maggior parte di quei brani furono di impossibile comprensione prima che la profezia diventasse storia se non come freccia puntata verso la speranza.
Basta leggere i primi sermoni del libro degli Atti. Tutto ciò che è accaduto era già nelle Scritture ivi compresa la Pentecoste.
Dirà Pietro in un suo discorso nel tempio (Ed il suo schema omiletico, nella sua essenza è simile a quello di tutti gli altri) :

“Atti 3:18 Ma ciò che Dio aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo avrebbe sofferto, egli lo ha adempiuto in questa maniera.

Atti 3:19 Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati
Atti 3:20 e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù,
Atti 3:21 che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti.
Atti 3:22 Mosè, infatti, disse: “Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà.
Atti 3:23 E avverrà che chiunque non avrà ascoltato questo profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo”.
Atti 3:24 Tutti i profeti, che hanno parlato da Samuele in poi, hanno anch’essi annunziato questi giorni.
Atti 3:25 Voi siete i figli dei profeti e del patto che Dio fece con i vostri padri, dicendo ad Abraamo: “Nella tua discendenza tutte le nazioni della terra saranno benedette”.
Atti 3:26 A voi per primi Dio, avendo suscitato il suo Servo, lo ha mandato per benedirvi, convertendo ciascuno di voi dalle sue malvagità». Atti 3:18-26

Ciascuna delle profezie predittive non era certo agevole da apportare come prova neppure a cose avvenute…
Non era certo facile dimostrare che il profeta di cui parlava Mosè era Gesù…Non era certo facile che la meravigliosa profezia fatta su Abramo iniziava a realizzarsi 18 secoli dopo in Gesù…

Ma ciò che dava potenza all’applicazione della profezia a Gesù era:

– Il fatto della sua straordinaria vita
– Il fatto della sua morte
– Il fatto della sua resurrezione gloriosa
– Il fatto che su quell’annuncio i primi discepoli lo proclamassero offrendo la loro vita.
A queste considerazioni sulla problematicità della profezia predittiva che alcuni giudicano eretiche, come se togliessi al patrimonio avventista uno facile strumento divinatorio, aggiungo una considerazione molto semplice portando ad esempio la profezia apocalittica principe: Daniele 2.

Questa profezia, che ha condotto alla Bibbia mio padre e un numero incalcolabile di fratelli, è stata certamente una profezia predittiva assai facile da spiegarsi in ogni tempo. Credo, perfino ai tempi di Daniele.
Assai semplice però nei suoi dati di fondo, nella rivelazione di poche pietre miliari, nelle sue frecce puntate verso la speranza, anche perché ogni simbolo è spiegato dalla stessa profezia.
Non ci si poteva sbagliare: dal tempo di Babilonia sino all’avvento del regno di Dio simboleggiato dalla pietra che si stacca dalla roccia, si sarebbero succeduti, verso e contro il popolo di Dio, altri 4 regni: il regno dell’argento, quello del bronzo, quello del ferro, quello della lega innaturale di argilla e di ferro.
Se però il disegno di fondo era facilmente interpretabile risultavano impossibile da capirsi, avanti gli eventi, numerosi elementi:

– La durata di ciascun regno
– Il comportamento di ciascun regno e di ciascun re all’interno di quel regno (Tutti hanno dominato il popolo di Dio ma in tempi e modi assai diversi. Si pensi ai re persiani ma anche alla diversità degli imperatori romani. Tutti simboleggiati dal dragone sanguinario ma non tutti hanno avuto lo stesso comportamento persecutorio e violento.)
– Lo sviluppo, i tempi, la durata, il perché e il come della fase argilla-ferro…
– La durata dei regni divisi dell’impossibile amalgama del ferro e dell’argilla. Chi poteva immaginare prima degli eventi che quella fase dopo oltre 1400 anni sarebbe stata ancora in vita? Anzi, a giudicare dalla scelta dei simboli laddove i quattro imperi si compongono di leghe solide, coese…La fase ferro argilla avrebbe dovuto durare assai meno degli altri. E invece ancora dura.

Nessuno poteva immaginare queste cose, nessuno avrebbe mai potuto semplicemente sospettare che su questi simboli sarebbero passati duemilaseicento anni.

Daniele 2 non fu messo li dal Signore come sfera di cristallo, come strumento di giudizio, ma come ultrasintetico, miniaturale segno di assicurazione e di speranza. Come anticipazione di poche pietre miliari che sarebbero diventati fiotti di fiducia via via che la storia li avesse adempiute, soprattutto nel tempo della prova.

Affrontando l’Apocalisse, per ciò che riguarda ciò che non si è ancora realizzato, non possiamo che applicare il metodo Vaucher, quello che fu il più grande millenarista del suo tempo.
Non possiamo che applicarlo con umiltà anche ad Apocalisse 13 e 17.
Non c’è dubbio che il papato medievale, sino ad almeno Pio IX, è certamente identificabile con il piccolo corno di Apocalisse 13 e 17. Ma non c’è nemmeno alcun dubbio che non tutte le centinaia di papi abbiano usato l’ usurpato ruolo allo stesso modo.
E’ oggi comunque errato interpretare l’istituzione papale con solo due registri: l’intolleranza medievale e l’intolleranza del tempo di distretta.
Non per semplice diplomazia o per cercare di evitare problemi ma unicamente per senso della storia e della verità di cui non tutto conosciamo.
Ma anche per efficacia di testimonianza: si può criticare ciò che c’è di antibiblico nel papato nelle sedi opportune ma, non ciò che un singolo papa fa di buono quando lo fa.
Come il Messia è stato possibile riconoscerlo pienamente nelle Scritture soltanto ad eventi avvenuti, allo stesso modo, sappiamo troppo poco in rapporto al futuro, riguardo i quando, i quanto, i come …Delle istituzioni e dei personaggi che le interpreteranno.
Il mondo cattolico, il mondo protestante, gli USA, sono immensi contenitori che tutto contengono e il contrario di tutto. Noi dobbiamo valutare i fatti giorno per giorno e valutarli indipendentemente dagli avvenuti medievali e dall’avvenire ultimo. Rischieremmo di strappare assieme alla zizzania anche il buon grano.
Noi dobbiamo valutare il presente con il metro della Parola di Dio, dobbiamo presupporre la buona fede come la presupponeva Gesù e apprezzando ciò che è buono e sostenerlo, non dobbiamo mai aderire a ciò che è antibiblico.

Paolo Benini, sul Messaggero di dicembre, ha scritto un bell’articolo sul papato di papa Francesco. Ha giustamente elencato errori antibiblici numerosi e variegati che rimangono tali primo tra tutti il suo marianesimo ma, se è assolutamente giusto rilevare ciò che rimane di anti biblico…Non sarebbe onesto non riconoscere ciò che parrebbe essere stato riformato per sempre in ambito cattolico.
Da Pio IX ad oggi il cattolicesimo non è più lo stesso. Diversi papi hanno via via preso atto di elementi anacronistici e hanno cambiato sempre in senso protestante. Costretti o meno dalla storia i mutamenti sono sotto gli occhi di tutti, riguardo:

– L’abbandono delle pretese di potere temporale
– Il riconoscimento dei percorsi altrui
– La libertà religiosa
– La libertà di coscienza
– Il rinnegamento dell’autoritarismo violento e dell’intolleranza passata
– L’esaltazione della tolleranza
– L’esaltazione della Bibbia
– La collaborazione paritaria con altre comunità religiose
– Un ridimensionamento delle mani sullo stato (Parrebbe almeno con questo ultimo papa);
Sono sufficienti questi mutamenti per parlare di un cattolicesimo biblico? Certamente no. Ciò non toglie che sino a quando non avremo elementi per vedere questi mutamenti come furbe strategie per il potere…Dobbiamo prenderne atto e glorificare Dio. Poiché, se avverrà un inversione di tendenza, quando avverrà le anime oneste che si sono assuefatte alla libertà si sentiranno tradite e confluiranno laddove la proposta è diversa e migliore.

Recentemente, sui media è apparsa una foto dei pastori delle comunità cristiane di Venezia l’uno accanto all’altro sul Ponte dei sospiri mentre lanciano un appello contro il razzismo e la violenza affermando in coro: “Siamo tutti fratelli!” Tra loro c’era anche il pastore avventista del luogo.
Molti di fronte a simili eventi si scandalizzano e considerano una sorta di tradimento dell’antica fede una simile mescolanza.
E’ invece ci sarebbe evangelicamente di scandalizzarsi del contrario. Di fronte a stragi in nome di Dio, sarebbe scandaloso se chiunque si ispira a Cristo non testimoniasse la natura della fede cristiana che ripudia ogni forma gratuita di violenza. Sarebbe scandaloso se i cristiani divisi dottrinalmente lo fossero anche di fronte alla strage di Parigi o di qualunque strage.

Uniti e collaborativi nel bene sempre e con chiunque, aspettando la “Beata Speranza” nella certezza che tutto ciò che è stato profetizzato si compierà e che lo riconosceremo senza possibilità di equivoci se avremo pazienza e se ci ricorderemo la finalità della profezia predittiva secondo Gesù: Ma io vi ho detto queste cose, affinché quando sia giunta l’ora, vi ricordiate che ve le ho dette. (Giovanni 16:4)

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