Intervista su Ellen G.White

La chiesa avventista è nata da subito come un movimento del tutto democratico. Tra i suoi pionieri spicca comunque il ruolo di Ellen G. White alla quale viene riconosciuto un ruolo profetico molto importante.

Rolando Rizzo si è occupato del ministero di questa donna durante tutto il suo ministero pastorale e poi come professore di «Spirito di Profezia» il corso che ha gestito in 17 anni di insegnamento all’istituto Avventista di Cultura Biblica.

Gli rivolgiamo alcune domande sul ruolo di questa donna.

 

1) Come hai conosciuto la sorella White, quali sono i tuoi primi ricordi?
Non sono ricordi piacevoli poiché gli accenti, almeno così come li ricordo, riguardavano elementi marginali della sua esperienza e del suo ministero quali i miracoli (la grande Bibbia tenuta sulla mano tesa per mezzora…) la predittività spicciola, ma anche una legittimazione autoritaria assai lontana dalla sua metodologia di lavoro e dalla gestione della sua autorità. E non invece ciò che ho scoperto dopo: l’immensa umanità, la larghezza della visione, l’equilibrio, la sua anima democratica, il ruolo fondante in rapporto al meglio di ciò che l’avventismo è e ha prodotto.

2) Qual è stata l’apporto di Ellen G. White alla tua vita spirituale personale e nella tua identità di cristiano avventista?
In tanto che avventista l’apporto è determinante. Ne deriva la profonda convinzione dell’avventismo come entità vocazionale, la fierezza delle sue convinzioni di fondo sulla natura della chiesa e dell’uomo come fenomeno totale. Se per vita spirituale si intende un’esperienza relazionata in modo profondo con lo Spirito di Dio in ogni sua manifestazione, sogno, progetto, speranza, il pensiero e l’esempio di Ellen White costituiscono per me uno stimolo giornaliero, una fonte di ispirazione, non minore dei grandi della Bibbia: Paolo, Mosè. Come tale la sento inferiore solo a Gesù.

3) Qual è il ruolo di questa sorella in rapporto alla chiesa avventista e alla sua identità? Possiamo immaginare cosa saremmo se non ci fosse stata lei a svolgere il suo ministero?
Non saremmo. Se si studia la storia dell’avventismo, senza Ellen White (o ovviamente un suo simile) questa storia non avrebbe mai avuto luogo. Saremmo una delle tanti entità settarie nord americane, quali qualche volta siamo anche stati, soprattutto dagli anni 20 agli anni 70, durante i quali, la figura e il pensiero di Ellen White sono stati mitizzati, quindi stravolti.
L’insegnamento che la mia generazione ha avuto sino a Collonges, fatte eccezioni per le figure di Caracciolo e Waucher, era chiaramente un insegnamento molto settario.

4) Fin dagli inizi della nostra storia, una preoccupazione importante è stata quella di definire il rapporto degli scritti di Ellen G. White con la Bibbia. Puoi tracciare brevemente lo sviluppo di questa problematica?
Nel mio libro ho dedicato molte pagine a questa tematiche, non voglio riscriverle. Ellen White si è definita “La piccola luce che porta alla grande luce” volendo con ciò significare che, sul piano dell’annuncio, dei principi e dei valori tutto, ciò che è contenuto nei suoi scritti e concentrico alla Scrittura dalla quale i suoi scritti e la sua opera prendono autorità.

5) Il fatto che gli scritti di Ellen G. White non siano canonici, o meglio, che non facciano parte del canone biblico, significa che siano meno normativi per la chiesa avventista?
La Chiesa avventista ha stabilito per principio che sola la Bibbia è normativa. Ellen White ha ribadito questa posizione molte volte e in modo netto. Ma tutto ciò non risolve nessun problema poiché il problema è un altro.
Non si tratta tanto di stabilire ciò che è normativo ma le vie per arrivare a ciò che è normativo e l’autorità che stabilisce la normativa.
Nella convinzione avventista tutto ciò che noi insegniamo è fondato sulla Scrittura, anche se ci siamo arrivati con i pionieri ed Ellen White.
Detto questo non abbiamo risolto ancora nulla poiché in che senso la Scrittura è normativa in una comunità organizzata e universale come la nostra? La Scrittura non è il manuale della mia Fiat Marea fatto di norme oggettive, ma il resoconto dell’incontro di Dio con un campione di umanità. Le norme vanno ricavate da questa esperienza che ha il suo culmine in Gesù Cristo.
In una comunità organizzata, le norme (ma anche le credenze e le speranze) non possono che essere il frutto di una ricerca collettiva. La Confessione di fede esprime questi risultati ed è questa che diventa normativa all’interno di una comunità.
Il primato della Bibbia in questo senso significa che se io ritengo soggettivamente di averla superata e che gli stimoli whitiani abbiano contribuito a questa mistificazione, è mio diritto e dovere oltre che segnalarlo, anche intraprendere un cammino diverso senza obbrobrioo da parte della comunità (come recita uno straordinario documento ufficiale)
I problemi, nelle nostre comunità, derivano dal fatto che i whitiani poco informati vogliono stabilire norme che la ricerca collettiva non ha voluto stabilire. Non però per distinguere l’autorità degli scritti di Ellen White da quelli biblici, poiché l’ispirazione tra profeti non ha differenze. O Dio ha parlato o Dio non ha parlato. Pensare che Dio abbia parlato a Geremia con un grado 100 di ispirazione (quindi normativo) e a Ellen White con un grado 85 (quindi non normativo) è una sciocchezza.
La lettura di Ellen White, certamente crea dei problemi difficili. Ma la soluzione non è mandarla in serie B. Anche perché la lettura dei profeti biblici non crea certamente meno problemi. Leggere i Giudici e l’Ecclesiaste per convincersene.

6) Quando leggiamo i suoi scritti abbiamo evidentemente bisogno di seguire alcune regole. Quali potrebbero essere? Sono diverse da quelle che seguiremmo leggendo la Bibbia o una qualsiasi opera letteraria?
Non, non possono assolutamente essere diverse dalle regole che adottiamo per la Bibbia, quando le adottiamo. Poiché spesso, studiando la Bibbia non vorremmo adottare regole. Vorremmo scritti miracolistici. E molti considerano gli scritti di Ellen White, scritti miracolistici. Direi di più, dagli anni 20 agli anni 70, proprio questa visione antibiblica, e contro tutte le tradizioni dell’avventismo originario, ha contribuito sia al settarismo che alle disillusioni. Oggi alcuni fratelli vengono sconcertati da scritti internet contro Ellen White nonostante si tratta di bufale. Il problema è che partono da una visione miracolistica di questi scritti. Personalmente ho cercato di far qualcosa con il mio “L’eredità di un profeta” ed ho ricevuto tante belle reazioni, ma anche insulti…poiché alcuni preferivano la Santa Elena Vegetariana che avrebbero auspicatao fosse nata a Lourdes invece che nel Maine.
Ellen White ha indicato in modo mirabile i criteri ermeneutici di base per comprendere i suoi scritti: “luogo, tempo e circostanze”.

7) Se una qualsiasi persona accettasse il ruolo profetico di Ellen G. White diventerebbe automaticamente un avventista. È quindi del tutto naturale che i credenti non avventisti abbiano difficoltà ad accettarne l’importanza. Quali sono le principali obiezioni che hai incontrato da parte di fratelli evangelici su questa questione, e come hai risposto?
La critica, diffusa nel passato, oggi assai più rara negli ambienti in cui siamo ben conosciuti, è quella della doppia fonte di autorità. Ho sempre risposto che la nostra confessione di fede è interamente difendibile con la Bibbia. E che nella mia predicazione anche alla chiesa avventista, qualunque predicazione apologetica o riguardante la normativa, l’ho sempre affrontata con la Bibbia.

8) Quali i principali problemi che nascono invece all’interno della chiesa avventista stessa?
Ultimamente non mi pare di vedere tanti problemi, almeno dalla mia angolatura visuale. Quelli che ho visto nascere nella mia esperienza derivano quasi tutti dalla poco comprensione di ciò che ho detto al punto cinque e sei.

9) Oggi attraverso internet ognuno può entrare in contatto con il mondo intero. Anche sostenitori e avversari di Ellen G. White usano questo strumento per diffondere le loro idee. So che alcuni fratelli hanno avuto delle difficoltà leggendo siti di questo tipo. Cosa ne sai e cosa diresti?
Chi conosce le monete vere riconosce agevolmente quelle false. Il problema è la preparazione. E’ sapere cosa è un profeta e quale grande profeta è stata Ellen White, ma non perché ha tenuto la Bibbia mezzora su una mano. Recentemente ho ricevuto una lettera da una carissima giovane sorella rimasta allibita da alcune pagine internet. Gli ho chiesto se aveva letto il mio libro. Ha detto di no. L’avesse letto, non perché sia mia libro ma perché si occupa delle problematiche trattate, il 90% di quegli attacchi sarebbero caduti da soli.

10) A volte gli scritti della sorella White, soprattutto la serie del Gran Conflitto, sono definiti come un commentario ispirato alla Bibbia. Alcuni temono che questa definizione possa dare ai suoi scritti quasi un valore superiore a quello della stessa Bibbia. Cosa ne pensi? IL fatto che in Corea i nostri fratelli abbiano pubblicato una Bibbia seguita, nello stesso volume, proprio da questi suoi scritti, può dare adito a degli equivoci?
Ellen White non è un Commentario ispirato della Bibbia. Anche se capisco che la mia affermazione possa parere una bestemmia. Ho dedicato 18 pagine (capitolo 22) del mio libro per spiegare questa mia affermazione. Uno dei motivi, e non il maggiore, è che Ellen White, ha utilizzato i testi biblici in almeno 12 maniere diverse. L’iniziativa dei fratelli coreani mi piace poco poiché presuppone una visione miracolistica. La Bibbia crede nei miracoli e li racconta ma non insegna una visione miracolistica della vita. Al contrario insegna il lavoro, la fatica, la ricerca.

11) Che cosa ami ed apprezzi di più in questa sorella.
La straordinaria autorità esercitata senza essere stata e senza avere mai voluto essere “Capo, padrone o teologa” della chiesa. Il suo amore per il Cristo che è stato amore senza riserve per il suo popolo.

12) Quali prospettive intravedi sul futuro ruolo della sorella nella nostra chiesa?
Vedo nero, perché vedo poca voglia di leggere, ricercare, approfondire. Nello spirituale si vuole la pappa bella e pronta. Si amano gli slogan più che la riflessione. Ma, pur con i miei limiti, opero, prego e spero contro il pessimismo della mia ragione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.