Le tentazioni di Cristo

TENTATO COME NOI
(Una interpretazione del come avvennero le Tentazioni a cui Gesù si sottopose per amore nostro )
Cristo prega
Egli è stato tentato come noi in ogni cosa. Ebrei 4:15

L’episodio in questione è stato riportato dai vangeli sinottici. Per il suo commento noi scegliamo la versione di Matteo 4:2-11

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Matteo 4:2 E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
Matteo 4:3 E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».
Matteo 4:4 Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”».

tentazione_cristoMatteo 4:5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio,
Matteo 4:6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto:
“Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo,
ed essi ti porteranno sulle loro mani,
perché tu non urti con il piede contro una pietra”».

Matteo 4:7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”».

Matteo 4:8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli:
Matteo 4:9 «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori».
Matteo 4:10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto”».

Matteo 4:11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano. Matteo 4:1-11

Nelle riflessioni precedenti (Contenuti nel libro IADE : Dal FLAUTO DOlCE AI TIMPANI, ADV 1999, pagg. 31-41) abbiamo esaminato il tipo di testimonianza che il Signore ha scelto per ricordare all’uomo il paradiso perduto e la Gerusalemme celeste: una testimonianza che non invade, che non si impone, che non obbliga, che non ne limita in nessun modo l’autonomia.
L’agente decisivo della sua testimonianza lo Spirito Santo invisibile che illumina di verità, senza costringere, attraverso la coscienza, la natura, la nostalgia celeste impressa nel nostro essere, come senza coercizioni è il messaggio dei testimoni dell’Evangelo da Abramo, al Cristo, agli apostoli.
Esaminati realisticamente nel loro contesto, tutti gli strumenti che hanno testimoniato e testimoniano dell’amore di Dio sono paragonabili a degli zufoli di canna. Abramo era un piccolo sceicco mediorientale; Israele era tra i più piccoli e arretrati popoli della terra; i profeti, in Israele erano sempre o quasi in minoranza; il primo cristianesimo nacque come minoranza tra le classi che meno contavano nel mondo greco romano; E, quando il cristianesimo cominciò ad imporsi con la forza cessò di rappresentare il suo Signore.

Ad una lettura superficiale dei vangeli potrebbe sembrare che la testimonianza di Gesù dovesse imporsi: per le straordinarie doti di comunicatore, per i miracoli… Ma è una visione popolare che non scaturisce da una lettura attenta del testo sacro che già nella maggiore profezia predittiva dell’A.T. Gesù è definito come colui che: . Isaia 53:2-3
E se è vero che le folle lo seguirono accadde soprattutto per i malintesi sulla sua missione, non per l’imporsi della sua personalità…. Giovanni 6.

Il racconto delle Tentazione di Cristo, che avvennero subito dopo il battesimo, e a preludio di un ministero di solitudine e di dolore, evidenzia immediatamente la scelta del Cristo di porsi, per la sua straordinaria e decisiva testimonianza, nella linea dello zufolo di canna il cui suono dolce e sommesso lascia all’uomo la dignità e la libertà della scelta.

Premesse necessarie alla comprensione del racconto della tentazione

Come accaduto a numerosi altri episodi della vita di Cristo, anche questo stupendo ricchissimo racconto ha assunto nell’uso la dimensione del folclore, della favola, del mito grottesco: quasi la cronaca di una partita di scacchi tra Cristo e Satana.

Non pochi critici del cristianesimo hanno ironizzato su un Messia che si fa portare da Satana sul pinnacolo del tempio, su un inesistente monte da cui contemplare i regni della terra… Dimenticando che l’immaginazione, il pensiero, permette di salire senza spostarsi di un millimetro, su qualunque pinnacolo e trovarsi in qualunque angolo del globo e dell’universo.
Il racconto invece delinea in maniera mirabile i binari morali e spirituali su cui scorrerà il ministero del Salvatore. Lo hanno intuito grandi pensatori tra cui Dostojevski che nei fratelli Karamazov fa dire ad un suo personaggio:

Ma per comprendere le verità contenute in questo meraviglioso brano, che evoca un lungo momento reale, vero e drammatico della vita di Cristo, sarà necessario interpretarlo con un pò di buonsenso identificando in prima luogo il genere letterario utilizzato dall’autore.

il genere letterario utilizzato dall’autore

E’ sicuramente più facile capirlo che definirlo. E’ un genere che non appartiene certamente al genere storico descrittivo, nel senso moderno del termine, ma ad un genere più complesso che narra in modo evocativo e ultrasintetico la sostanza di un autentico dramma dell’anima.
Per capire il senso del brano, la portata e le implicazioni, è anche necessario collocarlo nella sensibilità del mondo ebraico formata dall’Antico Testamento nel quale, Satana è esplicitamente citato appena due volte, e in provabilissimi contesti simbolici ( Giobbe 1:6, 12; 2:2. Zaccaria 3:1-2 ).
Purtroppo, le interpretazioni tradizionali risentono di una sensibilità religiosa ereditata dal Medio Evo dove si parlava più delle responsabilità di Satana che di quelle dell’uomo; più della sua presenza che di quella di Dio; quel Satana che, con forcone e corna, lo si ritrovava dappertutto, grossolanamente e vistosamente dietro tutte le azioni degli uomini.

c-I motivi dell’andata nel deserto di Gesù

La chiave di volta per la comprensione di questo brano è nella comprensione dei motivi che spingono Gesù ad andare nel deserto per un tempo così lungo. Due dati sono illuminanti al riguardo:

I sinottici pongono tutti e tre questo avvenimenti tra il battesimo( momento di consapevolezza e di scelta ) e l’inizio del ministero pubblico (inaugurazione della fase decisiva del piano della salvezza ).

Il deserto palestinese( luogo disabitato e inospitale ma non privo di vita) è il luogo ideale dove, nell’Antico Testamento (ma anche nel Nuovo), si preparano le grandi missioni. Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Israele, Elia, Giovanni Battista…Vengono chiamati da Dio nella solitudine del deserto a prepararsi alla loro missione. Anche Paolo, l’apostolo dei pagani passerà un lungo periodo nel deserto: luogo difficile ma ideale per la riflessione e la preghiera.

Gesù va quindi nel deserto prima di inaugurare la sua missione per riflettere e pregare sul come realizzarla.

Gesù ha la consapevolezza che il suo ministero e speciale e definitivo. Lo ha appena sentito dal padre che lo ha chiamato:
Matteo 3:17;
Aveva fatto seguito a Giovanni Battista che lo ha definito:
<L’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo> Giovanni 1:29. Il Messia atteso dunque, il fine della legge e dei profeti.

Gesù sa cosa fare ma ha bisogno di sapere come farlo. Contrariamente a ciò che molti ingenuamente pensano, Gesù non aveva una mappa precisa del percorso. Pienamente uomo poteva trovare giornalmente la via nella piena comunione e nel totale arrendersi alla volontà di Dio.
L’Antico Testamento era un fondamentale punto di riferimento, certo, ma come a noi il Nuovo, non risolveva a lui tutti i problemi, che si risolvono solo nella comunione con il Dio vivente, giorno per giorno.
E’ la comunione che Gesù cerca andando a pregare digiunando nel deserto per capire il come del suo ministero.

A volte si pensa che nelle cose conta soprattutto il fine, ma è falso. I mezzi contano quanto il fine. I peggiori crimini della storia sono stati perpetrati da ubriacature sui fini. Stalin perseguiva il buon fine di un’umanità totalmente solidale; il cristianesimo medievale tendeva a costruire una società cristiana. Ma nell’uno e nell’altro caso il come sarà criminale.

Gesù non poteva sbagliarsi sul come. sarà fondamentalmente il come, sarà la maggiore delle sue diversità.

La natura della tentazione di Cristo

Il racconto, in maniera ultrasintetica, ci dice che Gesù andò nel deserto “condotto dallo Spirito per essere tentato dal diavolo”. Potrebbe sembrare un testo strano ma non lo è poiché Lo Spirito guida sempre i figliuoli di Dio che ricercano la sua volontà. Ed ogni riflessione profonda sarà una scelta tra il bene e il male, tra il regno di Satana e quello di Dio. Ogni ritiro spirituale riuscito è la sconfitta della tentazione. La finalità del ritiro spirituale di Gesù corrisponde alla volontà di capire la volontà di Dio: sul “come” ispirato da Dio che dissolve il “come” puntuale ispirato da Satana.
La tentazione di Cristo, una tentazione assai lontana dalla grossolanità delle tentazioni sataniche medievali, è nella forma e nei contenuti, un capolavoro degna del genio del male. Essa verterà infatti non sui fini ma sui mezzi, agirà rispettando sottilmente la vocazione di Salvatore che Gesù si riconosceva e i bisogni legittimi ad essa correlati. Inoltre, trarrà tutto il suo materiale dalla Scrittura ispirata esplicandosi in tre punti: che è la suddivisioni ideale di un sermone ben costruito!

la forma della tentazione
Si sono consumati fiumi d’inchiostro per capire come Satana si sia presentato a Gesù.
Sarebbe bastato sfogliare la Bibbia per vedere come Satana si presenta, agli uomini nella Bibbia, non nella mitologia medievale, ed esaminare la nostra vita di credenti per capire come si presenta a noi.
Pietro afferma nella sua prima epistola che Satana è (5:8), ma, sfortunatamente per noi non è visibile né ruggisce. Lo facesse, ce ne difenderemmo con relativa facilità come ci si difende dai leoni.

Satana, ed è questo il problema, non ha bisogno di assumere forme a noi visibili per esprimersi e per tentarci. Può fare di meglio e di più: può inserirsi nella nostra riflessione e nella nostra preghiera, e proporci la sua visione del mondo sostenuto dal pensiero alla moda, dalle aspettative della cultura alla quale apparteniamo.

Crediamo che abbia fatto lo stesso con Gesù: egli si è inserito nella sua riflessione di essere umano, proponendogli di essere il Messia che la sua cultura si aspettava che fosse, e che una certa lettura della bibbia pareva supportare. Un Messia, come vedremo, capace di sedurre i cuori col fragore guerriero dei timpani; un leader imponente e prevaricatore come tutti quelli che Israele aveva conosciuto e che conoscerà: il solo Messia gradito alle masse e, più tardi, ai suoi discepoli.

I contenuti delle tentazioni

La prima tentazione

Era passato un lungo periodo di preghiera e di digiuno; Gesù era al limite delle sue forze senza avere ancora le idee completamente chiare; Egli pensa intensamente a ciò che lo aspetta ma la fame lo attanaglia, ed allora giunge il primo grande pensiero sul come essere Messia nei momenti critici.

La potenza e il senso di questa tentazione sono comprensibili soprattutto dalla risposta di Gesù:

Satana propone alla coscienza del Cristo un come essere Messia: che quando Iddio tace, vinca la sofferenza, si procuri il pane, utilizzando il suo potere in autonomia dal padre. Un messia incapace di attendere fiduciosamente, che viva delle sue opere, che non accetti la sofferenza e l’ubbidienza, soprattutto quando questa non produce immediatamente il pane caldo ma il tormento dell’attesa.

Gesù, non ostenta nella sua risposta disprezzo per i cibi terrestri; non stabilisce alcuna gerarchia tra cibo concreto e Parola di Dio, ma tra il cibo concreto che la bocca dell’Eterno ordina e approva (la manna nel caso degli israeliti ), e cibo altrettanto concreto prodotto dall’uomo indipendentemente dalla rivelazione di Dio.
Se Gesù avesse trasformato le pietre in pani, per soddisfare la sua fame, avrebbe agito allo stesso modo di come voleva agire il popolo di Israele il quale, nei momenti di sofferenza e di attesa, voleva ritornare in Egitto alla sicurezza delle pignatte di carne.
Satana, tenta di sfruttare il legittimo bisogno di cibo di Gesù per staccarlo dalla fedeltà proprio come sfrutta i nostri bisogni legittimi (casa, lavoro, carriera, studi) per farci trasgredire i comandamenti quando Iddio sembra non rispondere.

Con la sua risposta, Gesù decide che il suo ministero sarà vissuto da uomo totale, non da Dio, nella totale dipendenza dal padre anche quando questa sarà faticosa e scomoda.

la seconda tentazione

Una prima grande decisione è stata presa: dipendere sempre e comunque da Dio. Gesù la trae non dalla lettera ma dal senso profondo della Parola di Dio.
Ma il tentatore, proprio come fa con noi tenta di fanatizzare questa dipendenza usandola per imporsi agli uomini e “salvarli”.

Gesù è venuto per conquistare il popolo, lo vuole fare dipendendo da Dio, Satana lo invita a compiere gesti “divini” misteriosi e potenti che possano convincerlo. Lo spinge a pensare al tempio, al suo pinnacolo più elevato:

.
La gente, le masse che hanno sempre avuto sete di magico si
sarebbero facilmente convinti della sua divinità, lo avrebbero creduto e seguito.

Satana invita Gesù, per amore del popolo, ad imporsi come Messia facendo “gran segni e prodigi”. Le folle sono più entusiasmabili se il Messia cammina sui carboni ardenti, se piega il ferro con gli occhi, se si corica sui chiodi, se fa sanguinare ostie, se fa sciogliere in date precise sangue antico, se fa lacrimare madonne…Che se pronuncia il discorso sulla montagna.

Gesù è tentato durante la sua ricerca sul come essere Messia da una tentazione che si ripeterà: secondare per amore degli uomini i loro desideri superficiali mescolando l’Evangelo alla magia.
La chiesa cadrà pienamente in questa tentazione : prodigi e reliquie diventeranno pane quotidiano.
Ma Gesù troverà la risposta del Padre sempre nell’esperienza del popolo di Israele, nel senso della Scrittura, riportata ancora dal Deuteronomio (6:16). In questo brano Mosè raccomanda al popolo di
, riferendosi ad un episodio di ribellione raccontato in Numeri 20 in cui le lamentele del popolo per le difficoltà… del cammino “costrinsero” l’Eterno ad un miracolo e spinsero Mosè al peccato.
Tentare Iddio significa volerlo vedere agire in termini spettacolari e magici per eliminare la fatica e la sofferenza.
Gesù rifiuta questa seconda maniera di essere messia che “costringe” Dio al miracolo rifiutando di usare il prodigio per convincere le folle.
Gesù farà dei miracoli, per compassione e in risposta alla fede, mai per soddisfare il gusto morboso del meraviglioso.
Lascerà l’opera di conversione alla potenza nuda della verità e all’operare interiore dello Spirito Santo, nella convinzione che il cuore non muta attraverso l’immaginazione eccitata.
Contrariamente ad una diffusa concezione popolare, Gesù diffiderà sempre dei suoi stessi miracoli come agenti di conversione.
Lo vedremo trasformare l’acqua in vino quasi costretto dalla madre e di nascosto; ordinerà spesso ai guariti di non fare pubblicità, si rifiuterà di tappare la bocca ai farisei con un segno, di fare miracoli davanti ad Erode, di scendere dalla croce;
Risorto, apparirà solo ai discepoli; la folla della moltiplicazione dei pani eccitata dal suo miracolo sarà da lui dispersa (Atti 6).
Ges sceglie di situarsi nel piano di Dio e d’essere zufolo di canna per il cuore degli uomini, per rispettare il loro diritto alla libertà.

Terza tentazione
Satana ha perso per la seconda volta, ma resta ancora la possibilità di un attacco, il più terribile. Ancora una volta il testo è il massimo della sintesi, salta ogni analisi.
Gesù pensa ai regni del mondo da conquistare e da salvare per cui è venuto. Ma, sotto molti aspetti, rimane ancora insoluto il problema del come. Satana glielo suggerisce proponendo alla sua coscienza il modello di Messia potente e glorioso, il Messia zelota, che il popolo attendeva, rifacendosi alla Bibbia, e che Pietro lo supplicherà d’essere anche dopo la sua confessione di fede (Matteo 16:13-23). Proprio in quell’occasione Gesù identificherà Pietro con Satana, l’avversario.
.
Gli esegeti vedono unanimi in questa parola gloria la gloria politico militare dell’Antico Testamento, quella che rifulse in Davide archetipo guerriero del Messia in tutta la tradizione ebraica. Israele, e non solo il popolo, attendeva un simile Messia; l’Antico Testamento annunciava il Messia sofferente di Isaia 53 ma pochi lo identificavano col Messia che invece era più diffusamente identificato con la potenza e la gloria politico-militare.

La tentazione è sottile.

Gesù, non aveva come noi l’Evangelo già redatto; doveva iniziare a redigerlo. Ascoltando la voce dello Spirito e il senso profondo delle scritture, Gesù decise quel giorno d’essere il Messia del Getsemane e della croce. Un Messia radicalmente diverso da tutti quelli che nel tempo e nello spazio l’avevano preceduto e lo avrebbero seguito poiché, solo il messia del Getsemane, disponibile ai sentieri della croce, non avrebbe mai avuto bisogno di rendere omaggio a Satana per svolgere la sua missione.

Da Cesare a Mao, i Messia della storia, quali che fossero i loro ideali, tutti, prima o poi, hanno reso omaggio a Satana usando mezzi sporchi per fini nobili: la violenza, la menzogna, l’assassinio, il macchiavellismo…

Proprio nell’Antico Testamento adorare Iddio non significa solo farlo in maniera liturgica ma Isaia 1:15-17
Così, anche adorare Satana, non significa solo rendergli un culto ma utilizzare la violenza, la menzogna… Nessun Messia guerriero ha mai dedicato templi a Satana; al contrario molti hanno dedicato templi a Dio o agli dei, alla ragione o al progresso, alla libertà o al proletariato…Ma tutti, in un modo o nell’altro, si sono affermati rendendo, nella sostanza, omaggio a Satana riconoscendolo, nei fatti, sovrano indiscusso di questo mondo.
Gesù rifiuta di ripetere questi modelli, nella convinzione che il sangue sparso ne produce altro, che le rivoluzioni abbattono miti infami per crearne dei nuovi. Egli decide per noi, nel deserto d’essere un messia diverso che mai renderà omaggio a Satana, di rompere definitivamente questo circolo vizioso, di aprire un’epoca nuova. di vivere solo inchinandosi a Dio come suo servo sofferente, “uomo di dolore, famigliare col patire” disposto al vituperio in vista della creazione di una nuova umanità.

Solo contro tutti, anche contro i suoi stessi famigliari e i suoi discepoli, confermerà giorno dopo giorno questa decisione fino al calvario.

Conclusione
Gesù fu tentato come noi. Satana cerca di inserirsi nella sua riflessione per volgerla alle sue indicazioni.
Le tre tentazioni riassumono in maniera mirabile le coordinate essenziali entro cui si svilupperà il ministero di Cristo. Esso non si alimenterà che nella comunione; Non si imporrà agli uomini né con i prodigi che colpiscono la fantasia né con la violenza che nei fatti significa adorare Satana.

Il Cristo testimonierà all’uomo dell’amore di Dio affidando la conversione del cuore all’opera dello Spirito che sempre rispetta la dignità delle scelte umane.

Anche lo straordinario ministero di Cristo si fa zufolo di canna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.